Gli elefanti dell'Arno


Ormai sono fradicio dappertutto, così fradicio che inizio a diventare trasparente e non riesco più a restare a galla. Tra poco il mio viaggio si concluderà sul letto del fiume, sarò trascinato dalle correnti e finirò sepolto dalla spazzatura. Non ho idea di cosa ci sia sotto, l'acqua è così torbida che non si scorge granché, qualche movimento qua e là ma non saprei dire se sono oggetti o creature.

Meglio non guardare in basso, è una perdita di tempo. Preferisco concentrare le forze per mantenere lo sguardo alzato e inquadrare gli splendidi palazzi che mi abbandonano a velocità vertiginosa. Sembrano elefanti veloci e ordinati che sfilano in due file parallele e interminabili. Sono belli ed eleganti, forse un po' antichi, non saprei dire quanto, ma altezzosi. Da qua sotto sembra che il fiume per loro non esista, tanto il loro portamento li proietta in alto, verso il cielo e le stelle. Riesco addirittura a guardare dentro questi maestosi pachidermi, scorgo soffitti affrescati di paesaggi e battaglie, scale di pietra serena e mattonelle rosso fuoco. Interiora fatta di armadi e pezzi d'antiquariato, folto passato difficile da digerire.

Mi piacciono di più i ponti, transitati da grosse formiche bipedi che si affacciano, scattano fotografie e lanciano oggetti in acqua, com'è successo a me, piccolo biglietto dell'autobus appena obliterato, liberato da una mano spensierata nei flutti rumorosi del fiume. I ponti, sembra che vogliano proteggere il fiume dal passaggio opprimente dei palazzi secolari. Frappongono i loro corpi tra l'acqua e i giganti in fuga. Le statue che campeggiano vittoriose sulle arcate non salutano soltanto i superbi, ma rivolgono lo sguardo anche ai superstiti che la corrente porta con sé. Per questo gliene sono grato.

Tra non molto la mia pelle di carta cederà, forse una cascata violenta annienterà il mio corpo. A quel punto questa magnifica visione scomparirà, la bellezza dei giganti e il saluto dei ponti sarà un ricordo. Ho visto un paradiso irraggiungibile e forse questa sarà la mia pena. Non so cosa mi aspetta, forse mi trasformerò in aria e viaggerò sopra le colline che disprezzano i giganti, forse la fine non è vicina. Forse.